Dimensione del carattere 

Domenica 11 maggio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

02/09/2007

Il Pittaluga. Come nasce in omaggio alla città

Pubblichiamo un vecchio scritto dello scomparso Luciano Bevilacqua, che riprendeva i motivi dell'istituzione del Concorso, quarant'anni fa

   

Il Pittaluga. Come nasce in omaggio alla città

Come nasce il Concorso Internazionale di Chitarra classica in Alessandria? Lasciamolo raccontare dalle parole di Luciano Bevilacqua, intellettuale e scrittore alessandrino scomparso, ma dalle cui opere discendono ancora molti insegnamenti:

Quando invece vale la pena di segnalare altra cosa. Come, sul far degli anni ‘60, il Vivaldi cominci ad essere, per l'Amministrazione Comunale, un peso non indifferente. Certo, il prestigio dell'istituzione è innegabile, e il mantenerla in vita fiore non da poco all'occhiello dei responsabili della cosa pubblica. Va detto però che l'onere finanziario si mostra sempre più elevato, iniziando proprio in questi anni il boom che porterà la richiesta di istruzione musicale a livelli solo poco tempo prima inimmaginabili. D'altro canto la funzione primaria per la quale la scuola era stata creata è venuta da gran tempo a sparire: non avendo più la città neppur un teatro, in funzione del quale, eventualmente, costituire nuovo corpo orchestrale. È pur vero che, al momento, quali siano le finalità dell'erigendo nuovo edificio non appare neppur tanto chiaro: ma è altrettanto indubitabile che, per quanto megalomanica possa esser la speranza, a nessuno è mai passato per la testa di far della città tra i due fiumi un centro di produzione: men che meno di opere liriche, per le quali basta e avanza - fosse sempre tutto a livello ottimale! - quanto passa il convento nazionale. E lo stesso progetto dell'istituendo-costruendo, che si va a presentare, preciserà non essere il nascituro destinato a centro di produzione (né di prosa - va evidentemente letto - né tampoco di lirica, per la quale ultima attività la spesa di impianto di uno spettacolo sarebbe a dir poco incomprensibile). Dunque, cessata l'esigenza di creare un corpo orchestrale (neppur prendendosi in considerazione - i tempi son di gran lunga mutati - la possibilità di istituir dei "valorosi dilettanti" da chiamar poi, in curioso lavoro part-time, a costituire orchestra nelle poche occasioni in cui ce ne fosse bisogno), sembra cessata - qualche voce lo va persin buccinando - l'esigenza della ormai gloriosa scuola.
Della quale però, in quel dell'anno 1965, viene ad occuparsi nuovo personaggio di cui converrà far menzione. Preponendo che il Vivaldi, come ogni istituzione del genere, ha un Presidente, persona non appartenente, ovviamente, alla scuola, ma designata-delegata dal Consiglio Comunale, come tramite appunto tra autorità politica e didattica: in funzione, se vogliamo, amministrativa. Or nel 1965, scaduta per ragioni di tempo la precedente presidenza, vien chiamato alla carica il dott. Michele Pittaluga, curiosa e in uno interessante figura di musicofilo in città. Interessante se non altro perché rappresenta quel che la città medesima ha scarsamente avuto, nel passato e nel presente: appassionato melomane d'un canto, che ha saputo dall'altro elevare la sua passione al di sopra dell'eternamente mandrogno dilettantismo, costituendola in solida preparazione para-professionale (di tutt’altro si occupa in partibus infidelium!) non disgiunta (e qui la professione "primaria" s'intravede) da capacità manageriali e da chiarezza di idee organizzative. C'è tra gli amici di lui chi lo ricorda - in una delle sue torrenziali-geniali chiaccherate, non importa se in occasione di ufficiale conferenza o di semplice ma non meno piccante bavardage da caffè serale - mentre racconta come qualmente, appena riscattato nel '45 da prigionia tedesca, abbia organizzato - per remunerar in certo senso i liberatori - un concerto sinfonico, reperito l'organico orchestrale di tra i compagni di sventura, non pochi di essi passati alla fossa del lager dalla fossa orchestrale dei più prestigiosi teatri italiani d'antan: e come le vicende della serata lo abbian costretto, dopo di aver organizzato, anche a dirigere la rappresentazione. Che è episodio che dipinge da solo - chi non lo conosca - di tale uomo l'intraprendenza imprenditoriale insieme con la capacità professionale. Dunque nel '65 Michele (Nino per gli amici) Pittaluga assume la Presidenza. E lo fa sostenendo la necessità di un'inversione di tendenza: non si tratta di limitare la portata della vecchia istituzione per permetterle una onorevole decrepitezza, sì di rilanciarla al di là dei confini che fino ad oggi si era proposta. Così nel breve giro di un anno, nonché limitar le vecchie, vengono istituite cattedre nuove e di richiamo "moderno": strumenti a percussione, sassofono, chitarra classica. E il dinamico nuovo Presidente si lancia nell'avventura al momento inconcepibile: far veramente - questa volta ufficialmente - di Alessandria il secondo polo di istruzione musicale del Piemonte. Messe a partito le innumerevoli conoscenze, alla frusta i maggiorenti - soprattutto parlamentari - della circoscrizione, l'obiettivo dichiarato è quello di ottenere la conversione dell'onorevol-vetusto Istituto in Conservatorio di Stato, alleggerendo da un lato la pressione finanziaria sul/'Ente Locale, che si vedrebbe scaricato dalla spese di personale docente, impegnandolo per altro verso al mantenimento, anzi al potenziamento sul piano delle strutture dell'istituzione. L'anno del Centenario segna il punto d'arrivo del - per altro rapidissimo, a ritmo italico - iter burocratico: e Alessandria si vede costituita a sede di Conservatorio. L'ultimo atto del promuovendo ex-istituto ex-liceo coincide ancora col “fatidico” 1968: e tra le spese delle celebrazioni del Centenario è da annoverare la pubblicazione del ponderoso La vita musicale in Alessandria di Andrea Tafuri. Andrea Tafuri sta chiudendo col Vivaldi, e solo per ragioni di età, una carriera che vi aveva incominciato dagli anni '20-'30, dall'epoca della direzione Desderi, ai cui concerti aveva spesso partecipato in qualità di violista. Era stato insegnante di violino e viola, ultimamente di storia della musica, per la quale aveva passione pari alla competenza; ancora una volta gli allievi - o chi per altri versi girasse attorno al non ancor Conservatorio - ricordano l'impegno di una "sua" Storia della Musica che, non riconoscendosi in altri testi, aveva compilato ad uso e consumo dei discenti, ai quali la distribuiva in fogli ciclostilati (ahimè, abbastanza precariamente, e con duplicatore al alcool: ma non era ancor nata l'epoca della produzione-distribuzione massiccia di carta ciclinpropr) zeppa di pentagrammi più che di righe scritte, convinto com'era il Nostro che la musica - massime per i professionisti - si capisse e si gustasse seguendone e memorizzandone lo spartito, non orecchiandone il motivo! E la passione per il Webster, registratore professionale (ci teneva a rimarcarlo) con il quale registrava e conservava (uno dei primi "ladri" di trasmissioni radiofoniche in città) esecuzioni prestigiose che poi “smontava” in ora di lezione, ad uso di qualche volta distratti ascoltanti. Dunque, prima di andare a godere meritato riposo, Tafuri dedica alla scuola nella quale è nato come insegnante e come concertista un'opera per molti versi fondamentale, se non altro per la passione con cui ha raccolto materiale documentario sugli avvenimenti non solo della vita musicale in città negli ultimi due secoli, ma delle vicende varie e variegate che hanno caratterizzato il rapporto tra la scuola di musica e la vita culturale della città: basterebbero i programmi dettagliati dei concerti via via tenutisi nella sede o sotto l'egida o comunque con la partecipazione dell'Istituto, tutti pazientemente raccolti, a permettere un ritratto delle possibilità di informazione-formazione di un pubblico musicale. Onde non sarebbe discaro - esauritasi, del resto è la sorte di tutte le pubblicazioni celebrative, l'edizione "del Centenario" - la ripubblicazione del volume, magari accresciuto del materiale riguardante se non altro l'evoluzione del Conservatorio in questi vent'anni.
Ma torniamo ancora per un attimo alla verve del nostro Presidente del Vivaldi; che è anche, se vogliamo, capacità di cogliere le occasioni e di farle fruttificare; e - ancor più - testardaggine, una delle caratteristiche in fondo più tipiche del "Mandrogno" , in positivo questa volta. E lasciamo, per brevità, che sia lui a raccontare - in un'intervista rilasciata a dieci anni di distanza come andaron le cose:
Nel 1968 ricorreva l'ottavo centenario della fondazione della città di Alessandria. L'Amministrazione comunale mi affidò l’incarico di progettare una manifestazione, che potesse avere una risonanza almeno a carattere nazionale e che avrebbe dovuto limitarsi soltanto a quell'anno. Valutai bene la situazione e ritenni opportuno in primo luogo creare un concorso che richiamasse l'attenzione dei musicisti di tutto il mondo sulla nostra città. In secondo luogo decisi di dedicare la massima attenzione alla chitarra classica, che è uno strumento assai noto a livello popolare, ma il cui valore reale non è ben conosciuto dai più (. . .) A me la chitarra è sempre piaciuta tantissimo. Tale passione mi ha fatto conoscere personalmente alcuni tra i più grandi concertisti del mondo, con i quali ho intrecciato legami di sincera amicizia. Pensai così di utilizzare tali preziose conoscenze, inserendo nella giuria del concorso di Alessandria gli amici concertisti ...
Nasce così il Concorso Internazionale di chitarra classica, che andrà poi man mano lievitando nelle mani del suo stesso ideatore. Intanto non limitandosi alla sparuta occasione del Centenario, ma diventando - tra difficoltà di ogni genere, specialmente finanziarie - una scadenza annuale: e già qui, diremmo, è l'indice della capacità di superare la mentalità della ciliegia sulla torta (la prestigiosa manifestazione per il gran calderone del Centenario) che sembra essere una delle specialità - massime quando si tratti di manifestazioni di cultura - della piana mandrogna (non solo di essa, per carità). Poi trasformandosi nella stessa struttura del concorso, che passa dall'impostazione "cameristica" dei primi anni a quella più impegnativa ma più prestigiosa del grande concerto sinfonico: dal 1974 il programma del concorso prevede un concerto per chitarra e orchestra, che il vincitore sarà poi chiamato, per inciso, a eseguire nella serata della premiazione. E poi, con un salto dichiaratamente geniale, dedicando ogni tornata del concorso stesso, a partire dall'undicesimo, a un compositore contemporaneo, vivente o recentemente scomparso, con la presenza del compositore stesso o degli eredi della sua memoria (l'undicesimo Città di Alessandria, dicevamo, sarà il primo, con il sottotitolo di Omaggio a Mario Castelnuovo-Tedesco).
Per il resto, la stessa peculiarità della manifestazione, il nome dei componenti la giuria e la loro mai rinunciata severità, la presenza fin dalla nascita del piccolo Indio con la chitarra (Alirio Diaz è Presidente della Giuria fin dalla prima edizione, e tonifica in definitiva la serata finale con esecuzioni in cui unisce la sua genialità alla estrema facilità che ha di "divertirsi", anche in pubblico, con lo strumento) fanno del Concorso un fatto culturale di risonanza internazionale (giapponesi, spagnoli, sudamericani o cittadini dell'Est girano per Alessandria ad ogni fine settembre) e un fatto spettacolare non indifferente per la stessa città. Non è casuale, vorremmo dire, che - qual che sia stato il “contenitore” adottato, dalla per l'ennesima volta riscoperta S. Maria di Castello alla sala grande del nuovamente edificato Comunale - il pubblico sia sempre stato così numeroso da obbligare - e questa è realtà veramente incredibile per la città - una parte degli spettatori a rimanersene in piedi.

Luciano Bevilacqua

(tratto da: Fabbio P. – Bevilacqua L., Ma Quanti Sono I Pochi? 1945-1985 40 anni di storia della Compagnia comunale di recitazione, Alessandria, 1990, WR ediprint)

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria