di Piercarlo Fabbio

Il nuovo ponte non farà altro che accentuare il collegamento della città duale che per secoli ha caratterizzato la dislocazione di Alessandria intorno al Tanaro, tra Bergoglio e Rovereto. Ed è quindi chiaro che dovrà essere qualcosa in più di un ponte. Forse una piazza, un modo di stare assieme dopo essersi incontrati pur provenendo da rive diverse. Un segno di pace. Una vigorosa stretta di mano fra due epoche: da una parte la città evoluta, dall'altra la fortezza intonsa e capace di mostrarci un'altra epoca. Il ponte di Richard Meier e Dante O. Benini, dunque è una macchina del tempo. Sa portarci indietro, ma anche farci ritornare alla nostra epoca. E magari portarci, d'un botto, al futuro di una città che sceglie l'accoglienza come segno della sua nuova identità.

Il filmato è di Matteo Forcherio