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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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01/05/2007

Na ciaciarada con Silvani e Rovito

Presentato il nuovo libro dell'autore dialettale alessandrino. La prefazione di Fabbio. Una serata col sorriso sulle labbra.

   

Na ciaciarada con Silvani e Rovito

Martedì 24 aprile. Salone dell'ex Taglieria del Pelo. Ore 21,30. L'occasione era importante: presentare un nuovo libro di Antonio Silvani, edito coi tipi della Omni Media di Aldo Rovito, con la prefazione di Piercarlo Fabbio: "Da 'na ciaciarada au rotary (el prufesiòn)".

I relatori sono stati proprio i tre, Silvani, Rovito e Fabbio. Hanno illustrato il libro, magnificato le taumaturgiche doti del dialetto alessandrino e, soprattutto, tentato di far sorridere il pubblico con motti, frasi fatte, detti dell'alessandrinità.

 

Di seguito pubblichiamo la prefazione di Piercarlo Fabbio:

 

Ciaciaràda. Già. Come se fosse facile tradurre in italiano. Come se fosse semplice prendere la “cervella ciaputata” di Antonio Silvani e dargli una logica…
Intanto provate un po’ voi a dire che “chiacchierare” ha lo stesso significato. Ne sentite subito il tratto nobile, snob, salottiero. Per chiacchierare ci vuole distacco. Per chiacchierare ci vuole cultura, conoscenza, buone maniere. Ci vuole persino un luogo deputato. Potete chiacchierare sul sagrato di una Chiesa, ad un funerale o ad un convegno importante? Forse sì, ma non penso.
Se voi invece volete ciaciaràre, ogni luogo è ammissibile, perché “il” ciaciaràre, presuppone nessuna conoscenza, estrema libertà, pura creatività futurista, mera volontà di farlo, senza pensare che i contenuti possano prevalere in qualche modo sul farlo.
Una ciaciaràda è un momento di appartenenza ad una comunità. Spacca lo spazio. Lo rivoluziona. Lo rende malleabile a qualsiasi scherzo del destino e della mente… meglio se fervida.
Una ciaciaràda obbliga l’interlocutore ad un’attenzione distensiva, quasi disinteressata. Ci si può perdere passaggi, segmenti, brani del discorso e capirne comunque la logica, il senso, l’argomento.
La ciaciarada è la sublimazione del dialetto che prende la sua eterna rivincita contro la lingua. È l’etnos che si fa sistema, che si erge a difensore delle tradizioni, di ciò che abbiamo di più caro, ma anche di più nascosto, di quella lingua interna che contraddistingue il nostro essere alessandrini.
E Silvani non poteva non cogliere la sfumatura, la differenza, la dissonanza fra le due cose. Silvani, che è profondo conoscitore del dialetto e fantasioso pittore di una realtà cittadina sospesa tra il presente ed il passato, non poteva che sottolineare ancor di più la divergenza, parteggiando per la ciaciaràda e lasciando sullo sfondo la chiacchierata.
Come se, nello scrivere l’ennesima favola della sua e della nostra vita, dovesse abbarbicarsi come l’edera ad una cultura autoctona forte ed intensa, ad una lingua indigena mai doma, mai sopita, mai prona. Forse latente, ma talmente alta da dover essere traslata in dialetto tosco-siciliano, che alcuni si ostinano ad appellare: italiano.

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria