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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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03/09/2011

La vignetta di Alex: il quoziente familiare

Un conto è guadagnare 100.000 euro da single, un conto è se si ha 5 figli. Un sistema più equo che premia le famiglie

   

La vignetta di Alex: il quoziente familiare

(...) Perché il quoziente familiare è così importante?

Per due ragioni. La prima la potremmo definire di ordine sociale. Attualmente, esiste una no tax area per i redditi fino a 7.500 euro; quelli sino a 15.000 euro pagano il 23% sulla parte eccedente i 7.500; sopra i 15.000, per lo scaglione fino a 28.000, si paga il 27%; per lo scaglione successivo fra 28.000 e 55.000 l’aliquota è il 38%; per lo scaglione fra 55.000 e 75.000 si passa al 41%; infine, per il reddito eccedente si paga il 43%. Abbiamo quindi un’imposta personale sul reddito che ha un’incidenza notevole e che già a livelli modesti arriva a superare il 30%. Quando in una famiglia c’è un solo reddito, l’aliquota “morde” su quel reddito per l’intera famiglia. Quando ci sono dei bambini, il “morso” è ancora più intenso e la detrazione per i figli a carico non riesce in ogni caso a toccare l’aliquota marginale, quella cioè che aumenta al crescere del reddito. Invece, il quoziente familiare agisce proprio sull’aliquota marginale.

 

In che modo?

Nel caso di una famiglia senza figli, la somma dei due redditi viene divisa per due. In questo caso abbiamo una situazione di “neutralità”, che però crea vantaggi quando i due coniugi hanno redditi molto differenti, eliminando l’aliquota marginale di quello più alto. In una famiglia monoreddito, questo discorso vale ancora di più. E nel caso di famiglie con tre figli possiamo anche arrivare in una situazione in cui un reddito che prima era tassato al 38% passa all’aliquota del 23%. Questo vuol dire permettere a una famiglia numerosa di crescere dignitosamente i propri figli, consentendo magari alla madre di lavorare meno, guadagnando un po’ meno, per allevarli. Attraverso il quoziente, quindi, è possibile attenuare in modo rilevante la progressività che “morde” i redditi modesti. Inoltre, si ottiene quella riduzione del carico fiscale che ultimamente si auspica mediante un sistema di aliquote più miti a livello superiore, in un modo che però è funzionale ai bisogni della famiglia, non solo al reddito.

 

Qual è la seconda ragione per cui il quoziente familiare è importante?

È un motivo di ordine economico e demografico di lungo periodo. In Italia, infatti, abbiamo uno scarso aumento dell’economia causato da una bassa crescita demografica; anzi, senza considerare gli immigrati, abbiamo una decrescita demografica. Questo è molto grave, perché vuol dire che in futuro si costruiranno meno case per le nuove famiglie, che avremo meno lavoratori per sostenere i pensionati e gli anziani bisognosi di cure. Inoltre, se la popolazione regredisce le città si “spengono”, ne risente quindi anche l’urbanistica, l’arte, la creatività del Paese. Stiamo, in definitiva, creando una società squilibrata. Quindi è importantissimo a livello economico e culturale che ci siano in Italia famiglie con più di due figli, così da evitare la decrescita demografica. Ecco allora che nella politica di lungo termine quello del quoziente familiare è il migliore investimento, perché punta sul capitale umano.

 

Il quoziente familiare ha ricevuto però delle critiche.

Io ho sentito dire che sarebbe regressivo, perché favorisce i redditi più alti. Si tratta, però, di una scemenza: non è regressivo, ma è progressivo, nel senso che non favorisce i ricchi, ma favorisce i bisogni, cioè si adatta alla capacità contributiva. Il reddito, infatti, non interessa in quanto tale, ma in funzione dei bisogni della famiglia. Mi sembra quindi che la risposta in termini di giustizia sociale del quoziente familiare sia molto più robusta di una proposta che voglia limitare le aliquote per i redditi più alti, specie in un periodo che richiede sacrifici. Senza dimenticare che i redditi alti compaiono poco nelle statistiche. Quindi riescono già a sfuggire in gran parte alla tassazione, se poi gli facciamo anche dei favori...

 

In passato qualcuno ha anche criticato il fatto che il quoziente favorisce la famiglie con un solo reddito elevato.

Questo è vero, ma non possiamo rinunciare a una tale riforma per questo inconveniente. Anche perché con il sistema attuale c’è uno squilibrio ancora peggiore, che deriva dal fatto che in una famiglia con due redditi medio-alti si è tassati di meno che in una monoreddito. Da noi sono alti i redditi sopra i 50.000 euro, che possono essere quelli di un buon professionista, di un bravo medico o di un professore universitario. Famiglie monoreddito di questo tipo in Italia vengono tartassate, mica vivono tra i “lussi”. Anche il problema dei redditi alti che c’è in Italia credo che possa essere risolto in maniera più comprensibile per i cittadini attraverso il quoziente familiare piuttosto che con un taglio delle aliquote. Questa riforma è però avversata dalla maggior parte della sinistra per una ragione molto semplice: i benefici riguarderebbero solo le famiglie regolarmente sposate e non le coppie di fatto. Personalmente ritengo che questo sia un fattore positivo. Certo, a chi ha una teoria di libertà etica questo non piace, però per avere un’economia seria è meglio avere famiglie regolarmente sposate che non “coppie vaganti”. (...)

 

da "Il sussidiario.net" 22 giugno 2011 - estratto di un'intervista a Francesco Forte - di Lorenzo Torrisi


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