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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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22/03/2009

Alessandria patria del tricolore?

Sventolò nel 1821 sulla Cittadella. Il Prof. Aldo Alessandro Mola, invitato dal Gruppo PDL, svolge i temi più importanti del Risorgimento invitato dal Consigliere Passalacqua

   

Alessandria patria del tricolore?

Ben riuscito il convegno promosso dal gruppo consiliare di F.I.-PdL del Comune di Alessandria, insieme alla delegazione dell'Istituto di Storia del Risorgimento e dall'UMI, a portare il saluto dell'Amministrazione il vice Sindaco Paolo Bonadeo che ha accolto il prof . Aldo Alessandro Mola, considerato uno dei maggiori storici e studiosi attualmente impegnati sia in Patria che all'estero, orgogliosi di avere un piemontese doc che ha raggiunto ambiti traguardi nel trattare argomenti e riscoprire archivi e biografie di personaggi dimenticati.
Moderatore il consigliere Passalacqua che ha voluto fortemente questo convegno storico, proprio per rimediare alle colpe della società attuale che ha tralasciato lo studio della storia per insegnare ai giovani ciò che fu fatto dai nostri maggiori; un piccolo omaggio anche alla famosa cantante Gea della Garisenda, che cantava avvolta dal Tricolore nazionale per inneggiare alla conquista di Tripoli, meglio conosciuta poi come Signora Borsalino.
Indirizzo di saluto da parte del dott. Fabrizio Priano che ha sempre a cuore l'organizzazione di eventi culturali per la città, e da parte della prof.ssa Carla Moruzzi Bolloli, la quale si dedica con tantissimi sforzi a riportare Alessandria nelle cronache per il suo impegno durante tutto il Risorgimento nazionale.
Il prof. Mola ha commemorato la nascita del Corpo dei Cacciatori delle Alpi proprio 150 anni fa, un gruppo di volontari uniti dall'impeto di liberare la penisola dalle dominazioni straniere, che si riconoscevano in un unico programma "Italia e Vittorio Emanuele".
L'Austria era il nemico per antonomasia, ma era una Nazione progredita che raggruppava sotto di sé diverse etnie che formavano il grande Impero, uniti tutti da interessi economici, ma fragilissimo equilibrio, pronto a spezzarsi dietro alle spinte autonomistiche che hanno portato alla nascita di altri Stati indipendenti.
Lo Stato sabaudo partiva svantaggiato, ma i Sovrani avevano iniziato un processo irreversibile di trasformazione dei loro territori, pensiamo solo alla poverissima Sardegna che vide la nascita della prima strada di comunicazione da nord a sud, la "Carlo Felice" dal nome del Sovrano illuminato.
Non esistevano ghetti, dopo la liberazione dei credenti di varie religioni, soprattutto i cittadini israeliti, ad opera di Carlo Alberto, quindi lo Stato sabaudo era l'unico in grado di far convivere tutti senza prevaricazioni, il Cattolicesimo liberale ad opera dello statista Massimo d'Azeglio, il quale aiuta il Clero ma non vuole avere nemici di natura religiosa.
Tutti gli Stati preunitari ebbero uno Statuto ma solo quello Sardo resistette alle pressioni austriache per sopprimere le libertà fondamentali, e tutto ciò si deve a due uomini, Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II, i quali scelsero l'Italia come progetto politico, proprio Carlo Alberto, ingiustamente denigrato da certa storiografia di parte, scelse per decreto il Tricolore nazionale come bandiera, spinto dai suggerimenti di Giuseppe de Rolandis, parente di quel Gian Battista de Rolandis che per primo ideò il Tricolore, primato che noi alessandrini contendiamo a giusta ragione a Reggio Emilia.
Pensare che de Rolandis finì la sua vita terrena nelle carceri papaline, tutt'altro che tenere nei trattamenti dei cospiratori per la libertà !
Venne creato il Senato del Regno che comprendeva diverse categorie di persone  illustri per sostenere il Sovrano, era la prima volta che si riconosceva il  "genio" creativo e politico, dando spazio anche a persone di censo inferiore ma che ben meritavano tale onore, eravamo nel 1848 con uno Stato molto avanzato.
Si giunse rapidamente al 17 marzo 1861 con la proclamazione del Regno d'Italia, riconosciuto all'inizio soltanto da Svizzera, Grecia e Stati Uniti, moltissimi erano i nemici della nostra Nazione, fu un processo lentissimo per ottenere giusta menzione fra le grandi potenze.
Logicamente l'Unità fu raggiunta in pochissimi anni, si saltarono passaggi storici fondamentali, scegliendo l'unificazione e non la federazione di stati, proprio per il pericolo di crollo della giovane Italia affrancata da secoli di schiavitù.
Il prof. Mola si è complimentato per il folto pubblico qualificato ed attento, rappresentanze di Club service come Lions Marengo, Zonta, Fidapa, Kiwanis, Patronesse della CRI, Federazione Maestri del Lavoro, UDC, Consiglieri di F.I. provinciali e comunali di Valenza e Nizza Monferrato .
17 Marzo una data importante che rappresenta il primo vagito della nostra Nazione, dovrebbe essere ricordata come festa nazionale.

 

 

Foto di Tony Frisina

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